Riabilitazione dopo ictus cerebrale

L’ictus cerebrale, per la gravità dell’evento patologico che si scatena, non viene superato da tutti i pazienti che ne sono stati colpiti.


E’ stato infatti stimato che circa un quinto muore immediatamente dopo l’attacco mentre una percentuale variabile da un terzo a un quinto rischia la morte nei sei mesi successivi all’episodio.

Procedure cliniche

La restante parte che sopravvive all’ictus cerebrale può invece presentare danni permanenti e solo un sesto di tutti coloro che affrontano una simile malattia riesce a tornare ad una vita il più normale possibile. Quando l’ictus non comporta la morte del paziente, fondamentale importanza riveste il ruolo della riabilitazione. La prima riabilitazione da ictus cerebrale inizia ovviamente nell’ospedale presso il quale il paziente è stato ricoverato in seguito all’episodio. A seconda dei casi, della gravità delle condizioni di salute del degente e di tutta una serie di altri fattori valutati singolarmente dai medici, la stessa riabilitazione può continuare in cliniche specializzate.

Perché la riabilitazione sortisca gli effetti sperati, però, dovrà essere lo stesso paziente ad iniziare un approccio diverso con se stesso, con chi lo circonda e con la malattia che lo ha colpito. Approccio diverso significa non percepire la riabilitazione da ictus come un processo passivo, dove sono gli altri ad aiutare il paziente senza che egli compia alcuno sforzo psichico e fisico, ma come vera e propria attività che porti ad una nuova consapevolezza di sé, delle proprie potenzialità e del proprio corpo che inevitabilmente ha subito delle modificazioni non prevedibili a priori.

In particolare, la riabilitazione a seguito di ictus cerebrale mira a sviluppare cinque punti cardine per i quali potrà essere necessario un tempo più o meno lungo a seconda delle condizioni fisiche e psicologiche di partenza del soggetto colpito. Non è infatti possibile stabilire con certezza le tempistiche di recupero. Spesso possono bastare pochi mesi, in casi più gravi (ma anche più rari) oltre un anno. L’aspetto da non trascurare nella riabilitazione a seguito di ictus è che il paziente ed i suoi cari dovranno avere pazienza, essere fiduciosi e soprattutto affidarsi ciecamente al personale medico preposto al compito riabilitativo. Anche se con gradualità ed estrema lentezza, infatti, piccoli esercizi svolti quotidianamente possono portare al recupero, seppur parziale, della mobilità di alcune parti del corpo severamente colpite.
Il primo punto che gli specialisti andranno a sviluppare con l’aiuto attivo del paziente sarà la riabilitazione fisica. Il paziente dovrà, attraverso esercizi mirati a riacquistare la propria mobilità, ritrovare la fiducia per muoversi nello spazio liberamente. Secondo aspetto fondamentale riguarderà poi la gestione della vita quotidiana, la possibilità di compiere piccoli e banali gesti in maniera autonoma e la predisposizione a compierne di più complessi con l’aiuto di altri soggetti. Aiuto, lo sottolineamo, non dovrà mai e in nessun caso significare un abbandono lascivo da parte del soggetto colpito da ictus ma una partecipazione quanto più attiva possibile alle micro-dinamiche che compongono un’azione complessa.

Altro punto che durante una riabilitazione da ictus viene fortemente enfatizzato riguarda un aspetto più che altro psicologico ovverosia insegnare al paziente a convivere con eventuali menomazioni. Perdere l’operatività di un braccio, una mano o una gamba, infatti, rappresenta per la persona una grave difficoltà emotiva, prima ancora che fisica. E’ per questo motivo che gli specialisti dovranno innanzitutto iniziare un percorso di valorizzazione delle capacità che il paziente è riuscito a conservare nonostante l’ictus per poi spostare, solo in un secondo momento, l’attenzione sui gesti che ogni giorno si compiono e quindi insegnare al soggetto come compiere alcune operazioni sviluppando nuove abilità che vadano a sforzare gli arti non compromessi dalla malattia.

Oltre al soggetto, inoltre, una riabilitazione quanto più completa e buona possibile deve tenere necessariamente conto anche dell’ambiente esterno. Qui entrano in gioco i familiari dei pazienti colpiti da ictus il cui compito fondamentale sarà quello di creare un ambiente di vita quanto più comodo e confortevole possibile, uno spazio nel quale il paziente possa muoversi con serenità, senza rimanere bloccato dalla paura di provocare danni a sé stesso o agli oggetti che lo circondano. Questo ambiente così creato, però, dovrà innovarsi assieme ai progressi del soggetto e soprattutto essere scrupolosamente analizzato ogni qual volta anche la minima modifica possa comportare una novità inadatta. Il mantenimento nel tempo di un certo livello di guardia, insomma, è indispensabile per evitare pericoli inutili e soprattutto per permettere al paziente di ambientarsi e ritrovare una sua normalità. Ad aiutare i pazienti ed i loro congiunti nel difficile compito di creare tutta una serie di condizioni adatte al reintegro del soggetto colpito da ictus, arrivano le stesse strutture di riabilitazione, i servizi sociali del Comune di residenza e le leghe sanitarie. Queste strutture saranno quindi impegnate a dare i giusti input ai parenti e ai pazienti indicando i migliori adeguamenti da effettuare nella casa del degente, i mezzi ausiliari che potrebbero essere necessari al malato, i problemi legati alla professione che lo stesso svolgeva prima dell’ictus cerebrale che lo ha colpito e tutte le dinamiche finanziarie che ne conseguono, vale a dire sostegni finanziari, invalidità, accompagnamento ed altri ausili previsti dalla Legge per rendere meno gravose le spese mediche.

L’ultimo punto nodale della riabilitazione in seguito ad ictus cerebrale abbraccia i quattro punti finora descritti e in un certo qual modo li completa. Parliamo infatti delle conseguenze prettamente psicologiche causate da un evento così traumatico. In questo senso, attraverso un apposito supporto psicologico, sarà necessario mettere nelle mani del paziente tutti gli strumenti per valutare la sua attuale condizione nel mondo più positivo possibile, evitando che si senta emarginato socialmente ed evitando che fobie di qualsiasi genere pregiudichino la qualità della sua vita di relazioni.

Ma vediamo ora da vicino e brevemente quali sono gli obiettivi che una riabilitazione dopo ictus cerebrale mira a concretizzare prettamente a livello fisico. In caso di paralisi di metà corpo o metà volto, ad esempio, gli obiettivi da raggiungere mireranno a migliorare la mobilità, imparare nuovi movimenti “alternativi” che sopperiscano ad altre mancanze e ad utilizzare mezzi ausiliari che, alla stregua di vere e proprie protesi, facilitino ogni azione.
In caso di difficoltà di deambulazione, la prima parte degli esercizi sarà mirata a potenziare la muscolatura delle gambe ed il comando dei movimenti. Qualora, però, la capacità di camminare fosse del tutto compromessa, andrà insegnato al paziente come utilizzare al meglio mezzi di supporto come sedie a rotelle o deambulatori.

Se, invece, l’ictus cerebrale ha colpito soprattutto l’area del cervello preposta al linguaggio, il compito della riabilitazione sarà quello di migliorare le capacità di comprendere gli altri e rispondere coerentemente ed insegnare al paziente nuove ed interessanti forme di comunicazione anche non verbale. In caso di disturbi della sensibilità, invece, il paziente verrà aiutato a migliorare la percezione (per esempio il tatto o la temperatura degli oggetti) e soprattutto a gestire al meglio la sua nuova condizione.

Informazioni sull’Autore: Carolina Magnini
Fonte: Article-Marketing.it


Se vuoi inviare un «nuovo articolo», «commentare un articolo/post esistente» o proporre un «nuovo argomento di discussione» compila il Modulo inoltro commento o nuovo post.


Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.3.2001. Leggi il disclaimer.